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al testo di Federico Zucchi
Nessuna piet per i colibr
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Nessuna pietà per i colibrì (In ricordo di Shaimaa El Sabbagh, uccisa il 24 gennaio 2015 al Cairo)
Non mi abbandona il tuo volto né il tuo torace che si accascia come un’anfora d’argilla. Vorrei sollevarti, Shaimaa, in un abbraccio conchiglia, per ricomporre di zolle la faglia dischiusa dal folle.
C’è una ferocia che si appoggia al deserto che corre lungo le traversine dei porti dentro i cuori dominati dai morti. Una ferocia che il tuo corpo in caduta subisce e sovverte con tragico slancio.
Non dovremmo più morire sparati sotto il giogo spietato dei generali o per quattro diroccate vignette o perché traduciamo un libro nel lontano Giappone o perché rifiutiamo la conversione forzata e gridiamo troppo forte che il pane non si compra in banca e che la paura a lungo protratta colleziona corrotte cambiali che presto saranno riscosse.
Shaimaa, possa ancora il colibrì nascosto nel corpo cantare dentro un dolce ligustro. Possa ancora il tuo rotto respiro ispirare una forma di rotta.
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Cristina Bizzarri
- 17/08/2015 23:34:00
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Civile e bella. Il titolo e il finale si congiungono - e riprende il ciclo della speranza. Si potrebbe banalizzare con questa frase fatta: "una poesia da leggere a scuola". Ma è così.
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